NESSUNA NOVITÀ NELLA COMPAGINE SOCIALE di Umberto Baldo

L’ultima curiosità legata al recente aumento di capitale monstre di Mps, era quella di capire se e come fosse variato il quadro degli azionisti rilevanti.
Decorso il periodo previsto del regolamento Consob per le comunicazioni obbligatorie, risulta che aveva ragione il presidente Profumo quando dichiarava di non aspettarsi grandi novità.
Alla fine non si trova nessun nuovo socio importante per il Monte dei Paschi di Siena, e di conseguenza l’azionariato della banca senese resta quindi “diffuso”: tanti piccoli soci.
Oltre il 2% si confermano comunque Axa, la Fondazione Mps e i suoi partner nel patto para sociale sul 9% del gruppo, Fintech e Btg Pactual. Alcuni big come JpMorgan e Ubs hanno invece fatto marcia indietro scendendo sotto la soglia rilevante, oltre la quale scatta l’obbligo di comunicare alla Consob la propria partecipazione. La prima ha praticamente azzerato il proprio peso, scendendo dal 2,52 allo 0,058%, mentre la società svizzera è scesa dal 2,382% all’1,524% del capitale sociale.

Va sempre ricordato che dalla mappa dei soci non emergono però le società di gestione del risparmio, che si avvalgono del diritto di comunicare alla Commissione soltanto le partecipazioni superiori al 5%. Potrebbe essere, per esempio, il caso di BlackRock, che all’ultima assemblea aveva il 3,2%.

E sempre per rimanere alla Fondazione Mps, è riuscita la Deputazione ad individuare il nome di colui che prenderà il posto di Antonella Mansi? Dell’ultima riunione, tenutasi il 18 luglio, ci parla questo articolo de Il Fatto Quotidiano: “Nuova fumata nera per la nomina del nuovo presidente della Fondazione Mps e della nuova Deputazione amministratrice. La Deputazione generale, organo di indirizzo di Palazzo Sansedoni, ha in compenso deciso di esercitare un’azione di responsabilità nei confronti dei componenti della Deputazione amministratrice (l’equivalente del consiglio di amministrazione) in carica nel 2008 e degli advisors che all’epoca hanno dato valutazione positiva sul prezzo di acquisto di Banca Antonveneta da parte di Banca Mps. Gli ex manager, alla cui guida c’era Gabriello Mancini, sono ritenuti responsabili per aver dato il via libera all’adesione all’aumento di capitale da 5 miliardi e al prestito obbligazionario “Fresh” da 960 milioni varati all’epoca dall’istituto di credito, di cui la fondazione all’epoca era primo azionista (ora è scesa al 2,5%). Mosse funzionali all’operazione Antonveneta, costata 9 miliardi e causa sia del successivo tracollo della banca sia di un maxi-buco nei conti di Palazzo Sansedoni. Per questo nei loro confronti si prefigura una richiesta di danni per circa 2,5 miliardi.

La Deputazione generale, spiega il comunicato, ha esaminato il parere di Giorgio De Nova, ordinario di Diritto civile all’università Statale di Milano, affiancato da Ugo Pomante, ordinario di Economia dei Mercati finanziari a Tor Vergata. Parere che, “esclusa la sussistenza di altri profili di responsabilità, si esprime per la sussistenza di profili di responsabilità in capo ai componenti degli organi della Fondazione e a terzi connessi all’adesione della Fondazione agli aumenti di capitale di Banca Monte dei Paschi di Siena del 2008 funzionali al reperimento dei fondi necessari per l’acquisizione da parte della medesima Banca Monte dei Paschi di Siena di Banca Antonveneta”. La deputazione generale ha quindi dato mandato agli amministratori e alla presidente Antonella Mansi di avviare i giudizi.

Rinviata ancora, invece, la nomina del nuovo presidente. A determinare lo stallo è stato il mancato accordo tra i consiglieri dovuto principalmente alle diatribe interne al Pd senese. Nella riunione di venerdì, stando a indiscrezioni, non sono state presentate “candidature reali”, e la discussione è stata aggiornata alla prossima seduta. Anche se una novità c’è stata: la consigliera Bettina Campedelli che dall’agosto scorso siede in Deputazione generale per nomina dell’Università degli Studi di Siena, avrebbe confermato la propria disponibilità alla presidenza, lasciando poi la riunione per consentire agli altri 13 membri dell’organo di indirizzo della Fondazione di discutere in piena autonomia. A parte il toto-nomi e i rumor sul presidente di Lazard Italia Carlo Salvadori, oltre alla docente di economia veronese non ci sarebbero altre candidature concrete. Il numero uno di Toscana Life Sciences, Fabrizio Landi, avrebbe rifiutato”.

Quindi prendiamo atto che ad oggi non è stato individuato alcun candidato “di alto profilo” per la Presidenza della Fondazione.

La Nazione ci riferisce che: …nella discussione tra gli stakeholder sono entrati l’ex parlamentare del Pd e presidente di Sei Toscana Fabrizio Vigni, ma anche quello della presidente di CoopCulture — la più grande cooperativa operante nel settore dei beni e delle attività culturali in Italia— Giovanna Barni, dello scienziato di fama internazionale Rino Rappuoli e, infine, quello dell’ex direttore generale di Antonveneta Giuseppe Menzi che il 15 novembre 2007 avvertì gli allora veritici di Mps delle criticità della banca padovana e pertanto sconsigliava Mussari e Vigni di non comprarla. Avvertimento che però rimase inascoltato. Un poker su cui la discussione è aperta, anche perché per qualcuno comunque ancora troppo legati a dinamiche del passato”.
Si parla di altre due date di possibili riunioni per la Deputazione:venerdì 25 luglio o il lunedì successivo 28 luglio
Osservo che siamo oramai a ridosso della scadenza del 31 luglio, data indicata dalla Mansi quale limite per la sua permanenza a Palazzo Sansedoni, e che non sembra ci sia ancora un “candidato forte”.
Io temo che, come di consueto in questo Paese, si arriverà a “decidere” un rinvio della nomina a dopo le ferie. Ma posso sempre sbagliarmi.

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