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Bando MIUR

Il MIUR ha previsto un investimento significativo sulle competenze degli studenti/studentesse, promuovendo un piano di intervento che prevede 10 azioni incentrate sugli obiettivi di sviluppo sostenibili fissati dall’’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e che intendono promuovere una scuola più aperta, inclusiva e innovativa.

L’’obiettivo formativo è rafforzare le competenze delle capacità di scelta e gestione dei propri percorsi formativi di vita fin dalla prima adolescenza, soprattutto nelle fasi di transizione tra i diversi gradi di istruzione.

Bullismo e cyberbullismo – Progetto “Generazioni connesse”

La Direzione Generale per lo studente prosegue la sua opera di prevenzione e contrasto contro i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, approvato anche dall’’UE. L’iniziativa è coordinata dal MIUR, e si avvale della collaborazione di Polizia Postale e delle Comunicazioni, Sos Telefono azzurro, EPI Onlus, Movimento Difesa del Cittadino, Autorità garante per l’’Infanzia e l’’Adolescenza, Save the children Italia, Università di Firenze e “La Sapienza” di Roma.

Il progetto prevede diverse azioni volte alla realizzazione di strumenti e risorse di sensibilizzazione e formazione di adulti, bambini e adolescenti.

L’’obiettivo è di fare in modo che ogni scuola si doti di una propria politica interna che preveda l’’adozione di misure di prevenzione e di gestione di situazioni legate all’’uso di Internet e delle tecnologie digitali. Il progetto è rivolto alle ultime classi della scuola primaria e a tutte le classi delle scuole secondarie di I Grado. Le scuole interessate dovranno compilare un questionario on-line ed elaborare un progetto personalizzato (Piano d’’azione).

Mensa scolastica… ancora

Il Governo, dopo il caso ““panino”” sorto in Piemonte in seguito alla decisione della Corte d’’Appello di riconoscere alle famiglie il diritto di far consumare ai figli il pasto portato da casa, si è finalmente deciso ad affrontare il problema che sta interessando numerose scuole non solo della regione citata. Il Ministro Giannini ha confermato che è già al lavoro un tavolo promosso dal Governo per dar vita alle linee guida in materia di ristorazione scolastica.

Il Ministro ha affermato, inoltre, che “bisogna salvaguardare i diritti individuali e la libertà delle persone” ribadendo però “l’’importanza educativa, formativa ed anche sanitaria dell’istituzione delle mense scolastiche”.

Scuola: POF e PTOF, cosa significano?

In tempo di sigle anche queste hanno una loro ragione di essere.

Il POF (Piano Offerta Formativa) è diventato PTOF (Piano triennale dell’’offerta formativa) con la Legge de ““La Buona Scuola””. E’’ un documento costitutivo dell’’identità culturale e progettuale dell’’Istituto dove viene esplicitata la progettazione curricolare, extra-curricolare, educativa ed organizzativa del prossimo triennio (dall’’a.s. 2016/17 sino all’’a.s. 2018/19).

Nel PTOF devono essere indicate con ordine preferenziale le priorità strategiche dell’Istituto, il Piano di miglioramento, la progettazione curricolare, extra-curricolare, educativa ed organizzativa del triennio, la programmazione delle attività formative rivolte al personale docente, il fabbisogno di attrezzature e infrastrutture materiali dell’’Istituto stesso.

Mense scolastiche: hanno ragione i genitori ad arrabbiarsi?

Secondo i dati raccolti da CittadinanzaAttiva, ad un bambino su tre non piace la mensa, uno su 10 dice che le porzioni non vanno bene; per le famiglie il costo della ristorazione è troppo caro (soprattutto al Nord), c’’è rumore in refettorio ed una realtà su quattro circa consuma il pasto in locali inadatti.

La regione più cara è la sede dei principali operatori di ristorazione collettiva, l’’Emilia Romagna.

Italiani, napoletani o siciliani

Alcune scuole dell’’Inghilterra e del Galles, con scrupoloso amore per i dettagli, hanno posto una domanda agli Italiani che decidevano di iscriversi: siete italiani” oppure “italiani-siciliani” o
“italiani-napoletani”?

Le scuole si difendono dicendo che lo hanno fatto a fin di bene. Volevano evitare spiacevoli episodi di discriminazione.

Questi moduli pubblicati in rete hanno provocato proteste e sdegno, tanto che è dovuto intervenire l’’ambasciatore italiano chiedendo l’’immediata “rimozione” di questa caratterizzazione pseudo-etnica.

Qualcuno avvisi che siamo un Paese Unito dal 1861;… e parliamo di integrazione??!?

Il Foreign Office ha promesso di correggere i moduli e di far cancellare ogni traccia di possibili offese.

Scuola: compiti a casa

E’ di questi giorni, ma per l’ennesima volta, una polemica sui compiti a casa.

La C.M. del 20 febbraio 1964 n. 6 dice: “Alla formazione culturale dell’alunno concorrono sia l’azione didattica, attuata nella più viva collaborazione tra docenti e discenti, sia il ripensamento individuale realizzato con lavoro personale dell’alunno a casa”.

Altre C.M. del 1965 e 1969 raccomandano di non sovraccaricare gli alunni, a casa,  di impegni di studio e soprattutto di considerare il fatto che questi potrebbero avere manifestazioni collaterali non proprio della scuola, quali attività sportive, ricreative e artistiche utili per la loro crescita a cui dedicare tempo.

Di recente (2006-2008) il ministro Giuseppe Fioroni in una intervista dichiarava che “i compiti dovrebbero essere svolti PREVALENTEMENTE in classe, in modo che a casa i ragazzi possano interessarsi ad altro: sport, gioco, varia socialità, natura…”. Proponeva poi l’istituzione di una commissione di esperti per dare indicazioni didattiche  al riguardo.

Siamo ancora in attesa di quei risultati pedagogici e didattici e intanto montano le polemiche e le “rivolte” dei genitori.

Più di recente il ministro Stefania Giannini ha promesso che con la riforma della Buona Scuola i compiti a casa diminuiranno.

Un mio pensiero?

Gli insegnanti dovrebbero insegnare ai discenti un valido metodo di studio per portarli ad amare la cultura libera-mente e le famiglie dovrebbero avere rapporti collaborativi con gli insegnanti per la crescita dei ragazzi.

“Non multa sed multum” (Quintiliano, Instit.,X,I,59).

(M.M.)

I compiti a casa ( parte prima)

Perchè non si debbono aiutare i figli a fare i compiti a casa?
Lo sostengono i pedagogisti e lo conferma un recente studio americano.
Ci sono molti motivi che spingono una mamma o un papà ad aiutare il proprio banbino nello svolgimento dei compiti a casa. Gli si vuole dare una mano, perchè lo si vede in difficoltà, per alleviargli il fardello, perchè è stanco…per avere l’orgoglio di saperlo il primo della classe.
Uno studio americano afferma che l’intervento dei genitori nelle attività scolastiche è semplicemente inutile e in alcuni casi dannosa.
Gli studiosi hannno sondato diversi frangenti in cui i genitori si inseriscono nel percorso scolastico del figlio ( compiti, rapporti con l’insegnante…) e i risultati confermano che i genitori più “interventisti” non hanno accresciuto il successo, anzi in molti casi è stato ostacolato.
Daniele Romano scrive sulla rivista pediatrica UPPA:
” I nostri figli hanno i compiti da fare e punto molto importante, li devono fare loro. Se un senso i compiti ce l’hanno è quello di consolidare gli apprendimenti, stimolare l’autodisciplina e responsabilizzazione. L’intervento continuo dei genitori da questo punto di vista ha degli svantaggi”.
L’esperto sottolinea che intervenendo si impedisce ai bambini innanzitutto di trarre benefici dagli esercizi , quindi di imparare quello che il programma scolastico propone, ma si limita anche la possibilità di mettersi alla prova , di sviluppare la capacità di impegnarsi, di accettare la fatica.
Se il genitore ha il dubbio che la mole di lavoro sia tanta non deve assolvere i doveri del figlio, ma esplicitare le proprie riserve con l’insegnante.
“Certo che si fa fatica” e continua affermando che nella nostra società, tutta immagini e velocità, approcciarsi ai libri, alle richieste di impegno, allo studio appare difficile ad un ragazzo che è immerso nella cultura del Web, del tablet , dello Smartphone che dà sempre la risposta giusta alla velocità della luce. E’ proprio compito dei genitori “legittimare l’importanza dell’impegno”. Monitorare va bene, aiutare un po’ meno se significa “risolvere”. Se un bambino non capisce qualcosa lo si deve invitare a rivedere la regola o la lezione, non suggerirgli la risposta esatta.
Nemmeno la correzione a fine compito è utile: è l’insegnante, nel contesto scolastico, che troverà gli errori, li correggerà e provvederà, se necessario, a rispiegare quello che non è stato compreso.
La funzione dei compiti è consolidare l’apprendimento e favorire la capacità di impegnarsi del bambino.
L’aiuto del genitore può essere quello organizzativo, nel decidere un orario da rispettare , che sia un ambiente tranquillo, ben illuminato e privo di distrazioni (TV, Smartphone…), nel fargli fare la pausa, nell’invitare qualche volta amici per studiare insieme (“attivazione reciproca e l’imitazione per favorire e stimolare i processi di apprendimento”).
E soprttutto senza criticare, correggere ma premiando i successi e gratificando l’impegno.

(M.M.)

Compiti delle vacanze: utili o dannosi?

Giorgio Israel ha insegnato per 42 anni matematica alla Sapienza di Roma e sostiene …”meglio leggere libri, ma i compiti servono”.
E pensa ciò:
– i genitori non devono aiutare i figli che devono fare da soli e abituarsi alla fatica;
– nella scuola italiana l’ideologia del successo formativo garantito è sbagliato, ci sono anche gli insufficienti;
-è sbagliato lasciare i ragazzi nell’ozio soprattutto di questi tempi dove sono invasi di informatica e stanno tutto il tempo con il cellulare in mano. Se si eliminassero i compiti per le vacanze passerebbero tutte le giornate su WhatsApp e poi leggono pochissimo;
– il tipo stantard di compiti delle vacanze non va bene: espressioni noiose e meccaniche, versioni ed esercizi di sintassi e grammatica …una specie di punizione!;
– L’idea che tutta l’estate non si faccia nulla è assurda e pericolosa;
– bisognerebbe leggere 3/4 libri magari concordati con l’insegnante in modo che l’alunno legga qualcosa che gli piace, libri divulgativi;
– il cervello va tenuto in allenamento;
– i compiti vanno fatti in modo intelligente: un po’ ogni giorno;
– è importante applicarsi da soli su quello che si è sentito a scuola. Lo sforzo di cercare da soli e un fare dove l’alunno può rendersi conto se ha capito o no. In questo modo i ragazzi vengono educati ad affrontare le difficoltà;
-gli insegnanti possono più facilmente rendersi conto delle difficoltà degli alunni e intervenire con azioni di rinforzo.
E adesso potete decidere cosa pensare dei compiti delle vacanze avendo al vostro “arco” delle motivazioni che potrete valutare e condividere!!!

(M.M.)

Compiti delle vacanze: utili o dannosi?

Rispetto a questo argomento i pareri sono diversi: utili …dannosi…
Il prof. M. Parodi, dirigente scolastico e scrittore, è contrario ai compiti “perchè sono un ossimoro, un assurdo logico. Le vacanze dovrebbero essere, per definizione, dedicate al riposo, si chiamano così perchè liberano dagli affanni feriali. Nessuna categoria di lavoratori accetterebbe di prolungare il lavoro nel tempo libero o durante le ferie. E invece gli studenti devono assoggettarsi a questa assurda pretesa”.
Altre motivazioni assunte dal professore:
– sono logiche di apparato che impongono abituduni e ritualità didattiche;
– i rapporti OCSE hanno dimostrato che gli studenti italiani pur svogendo compiti in misura doppua o tripla rispetto a studenti europei, presentano tassi di analfabetismo funzionali non immaginabili in un Paese civile;
– le migliori scuole del mondo non danno compiti a casa o ne danno pochissimi. Evidentemente gli insegnanti pensano che la scuola è giusta;
– anche i genitori vanno restituiti al loro ruolo;
– il rischio è che gli insegnanti vengano visti come “aguzzini” soprattutto in periodo estivo e che questo periodo diventi, in alcuni casi, mobilitazione generale : nonno e parenti a fare i compiti;
– i compiti non sempre vengono poi corretti dagli insegnanti.
Ma avremo anche il parere di chi è favorevole…
(M.M.)