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Dipendenti di una nota banca veneta nel mirino della Procura di Treviso

La Procura di Treviso, nella persona del sostituto procuratore Massimo De Bortoli, sta indagando sui dipendenti di “Veneto Banca”. Secondo le tesi dell’accusa, essi sapevano, hanno fatto buon viso a cattivo gioco ed hanno venduto titoli non adeguati alla reale propensione al rischio dei clienti, rendendosi complici di chi aveva deciso quella strategia.

Molto semplicemente, i consulenti avrebbero alterati i profili di rischio dei clienti stessi – che così risultavano tutti esperti e ben informati – affinché potessero sottoscrivere quei titoli che, con il repentino crollo del loro valore, hanno polverizzato il capitale di decine di migliaia di persone.

Di fronte a queste “azioni” – in questo caso il significato è duplice – sorge spontanea un’osservazione, già fatta da noi tempo addietro: attenzione a ciò che viene proposto, poiché spesso, inconsapevolmente, si è portati ad assumere il ruolo di “investitori” quando, in realtà, si desidera essere semplicemente “risparmiatori”. Questi ultimi, infatti, sono tutelati dal fondo interbancario di tutela dei depositi; gli investitori, invece, accettano, in quanto tali, il rischio di perdere parte del capitale, senza avere diritto ad alcun rimborso.

Ed ai risparmiatori chi pensa?

Stiamo assistendo ad una delle maggiori spartizioni bancarie di tutti i tempi. Il riferimento è agli istituti di credito deputati a presentare progetti di acquisizione delle note banche il cui crack ha coinvolto oltre 150.000 risparmiatori.
Il crac è avvenuto oltre un anno fa e fra progetti Atlante e buoni propositi, di fatto, i risparmiatori non hanno ancora visto un centesimo. Le associazioni di consumatori invitano a rivolgersi a chi può offrire loro tutela o di organizzarsi in comitati come hanno fatto alcuni di essi.
La realtà purtroppo è triste, anche perché gli istituti di credito che acquisiscono altre banche prendono in carico sofferenze bancarie e, di conseguenza, mettono a repentaglio anche tanti posti di lavoro – oltre a non restituire un centesimo ai risparmiatori. Una vera ecatombe. Speriamo che se ne possa uscire presto.

Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca: proposte di rimborso a chi ha subìto perdite

I correntisti delle banche venete Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca hanno ricevuto una proposta di rimborso delle perdite subite. La proposta riguarda correntisti, obbligazionisti ed azionisti. Tutto bene, quindi? Non si direbbe, vista l’esiguità della cifra proposta come rimborso: il 15% delle somme perse.

L’unica categoria che potrebbe trarre vantaggio da questa proposta è quella degli azionisti, poiché difficilmente il titolo riprenderà quota fino a tornare al valore d’acquisto. Gli altri correntisti, invece, avendo sottoscritto piani di investimento a più basso valore di rischio, accettando l’offerta vedrebbero riconoscersi ingiustamente una cifra troppo bassa.

Le condizioni poste dalla banca per il successo dell’offerta sono le seguenti: la rinuncia a qualsiasi azione legale contro la banca e l’adesione di almeno l’80% dei potenziali aderenti all’accordo.

Da quanto esposto appare immediatamente che l’accordo proposto sia un capestro, vantaggioso solo per le banche, che vedrebbero realizzati gli obiettivi di ridurre al minimo le cause di risarcimento danni e mettere un freno al deflusso di liquidità.

Auspicabile, quindi che – discorso sugli azionisti a parte – i correntisti non cedano di fronte a condizioni così poco allettanti, optando, invece, per azioni di gruppo con l’obiettivo di ottenere rimborsi di ben maggior valore.

Banche popolari: il Consiglio di Stato sospende la trasformazione in SpA delle banche popolari

Il consiglio di Stato ha bocciati diversi aspetti della legge del 2105 che ha imposto alle banche popolari la trasformazione in spa entro la fine di quest’anno, a pena della perdita della licenza bancaria.
Questa decisione è favorevole ai risparmiatori. Se si effettua un prestito ad un ente, ad esempio una cooperativa, esso diventa prestito sociale e può essere soggetto a qualche forma di tutela.
Se, invece, il prestito va ad una spa, esso non è più classificabile come tale, ma diventa capitale di rischio; in sostanza, nel caso di conversione in spa delle popolari, i risparmiatori si sarebbero trovati ad accettare a posteriori il rischio d’impresa, e l’importo versato non sarebbe più stato tutelato.
Attendiamo ulteriori sviluppi in merito.

Fondo di garanzia dei depositi: funzionerà?

Il fondo interbancario di tutela dei depositi sta accettando richieste di risarcimento dei danni subiti dai risparmiatori. Purtroppo, s’è visto che tale fondo è privo di copertura. Le banche, d’altra parte, non solo non si sono dichiarate pronte a rimpolparlo, ma lamentano elevate sofferenze che, in altri termini, sono debiti. Ci si chiede come possa avviarsi un processo di rimborso con queste premesse.

Crack delle banche popolari: i nostri soldi?

È caduto il governo nella cui legislatura sono avvenuti i noti crack delle banche popolari. È passato più di un anno e, fin dall’inizio, si prospettavano tempi duri per il recupero, perché le soluzioni proposte erano comunque frammentate, ovvero l’80% fino a € 50.000 oppure l’arbitrato, oppure la causa finale.
Tutte soluzioni che, però, non hanno trovato riscontro; anzi, purtroppo, è notizia di questi giorni che i soldi per rifinanziare le banche fallite ed ora anche attraverso la Banca Nuova, non ci sono. Non si parla più nemmeno dei progetti Atlante, con i quali si è tentato di recuperare parte dei denari legati alle obbligazioni. Niente di niente di tutto ciò. Poveri risparmiatori.

Banca Etruria, a processo 30 direttori di filiale

Nei prossimi giorni la procura di Arezzo chiederà il rinvio a giudizio di trenta direttori di filiale di Banca Etruria per truffa aggravata. La stessa sorte toccherà ai funzionari di vertice, i quali inviarono disposizioni affinché si cercasse di coinvolgere il maggior numero possibile di investitori anche tra chi non aveva un profilo di rischio adeguato.

Due funzionari della direzione generale sono accusati di avere trasmesso una mail che intimava di coinvolgere nella sottoscrizione anche la clientela “retail” e non soltanto quella professionale. A confermarlo sono stati gli stessi direttori di filiale durante l’interrogatorio. Poiché hanno mostrato di essere consapevoli del danno provocato ai clienti, per loro è scattato il concorso nello stesso reato.

Sorge spontanea una domanda: è sensato chiedere i danni a questi trenta direttori di filiale? Il CTCR ritiene che, stante l’importo di notevole entità che dovrebbe risarcire i risparmiatori truffati, i direttori coinvolti non sarebbero solvibili.

Quindi, si seguiranno altre strade.

Banche popolari: dove sono i soldi?

A distanza di un anno dal crack di diverse banche popolari, i risparmiatori sono ancora tutti al palo. Manca il decreto per il rimborso di determinate categorie, manca il decreto per regolarizzare l’eventuale arbitratomancano tante cose tra cui il fondo di garanzia interbancario nonché altre forme di rimborso. Per contro i dati snocciolati sono di un disavanzo di 183 miliardi. A questo punto sorge il sospetto. Ma dove sono i soldi?

Prelievo forzoso dai conti correnti

Proprio così. Il provvedimento deve ancora essere approvato, ma si delineano già i confini. Tutto nasce dal fondo di garanzia interbancario al quale si sono rivolti i correntisti truffati. La risposta è stata che il fondo è vuoto. Per riempire questo fondo le banche, che lamentano sofferenze, dovranno necessariamente effettuare un prelievo forzoso sui nostri conti correnti. I prelievi potranno arrivare ai 25 Euro all’anno a seconda della tipologia di voce a cui si vuole attribuire il prelievo, ma è evidente che anche pochi euro, moltiplicati per il numero di conti correnti esistenti, porteranno all’incasso di una somma notevole. Molti si chiedono se questo prelievo sia una tantum, ma è intuibile che la risposta sia negativa. Infatti, una volta instaurato il meccanismo, non saranno certamente le banche a fare marcia indietro, lasciando così il prelievo in eterno, come capita per le tante accise imposte dallo Stato.