Banche centrali: inizia la guerra al Bitcoin

Uno spettro si aggira sulle banche centrali: è la bolla speculativa del Bitcoin. In Italia se ne parla poco, poiché il concetto di moneta digitale è ancora fermo alle carte di credito; nella comunità finanziaria internazionale, invece, la crescita sostanzialmente incontrollata della «cripto-valuta» sintetica che si spende sul web non è passata inosservata, anche perché erano più di vent’anni, dai tempi della bolla di internet, che il mercato non si lanciava così a capofitto su un asset finanziario senza storia, dal futuro ancora indimostrabile e da un passato più oscuro del presente.

Il rischio concreto delle istituzioni monetarie è perdere il controllo su emissione, circolazione e valore della moneta. Esagerare i pericoli sistemici per mercati e valute è una caratteristica globale in questi tempi, ma in questo caso lo stato d’allarme su Bitcoin è logico e concreto.

L’idea alla base dei Bitcoin è stata, infatti, quella di creare una valuta digitale che fosse indipendente da ogni tipo di autorità o governo nazionale e che permettesse di effettuare pagamenti elettronici a livello globale senza controlli, in maniera istantanea e soprattutto anonima. Tutte cose interessanti per lo sviluppo del commercio digitale globale non agganciato all’altalena dei tassi di cambio e dei tassi di interesse.

Queste innovazioni sono da maneggiare con cautela. Anonimato e non tracciabilità sono due caratteristiche che trasformano un mercato in un far west, in una prateria per evasori, riciclatori e bande di criminali che vogliono spostare capitali illeciti senza lasciare traccia, come già sottolineato da noi nei precedenti articoli.

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